Sicilia, disinteresse totale per quanto accade in Libia

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Di Salvo Barbagallo

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È risaputo ed è stato detto tante volte: Sicilia a due passi dalla Libia e pur tuttavia quanto accade in quel Paese cade nella completa indifferenza. Le problematiche politiche isolane di basso profilo, le questioni interne importanti ignorate hanno una sola etichetta: disinteresse. Il guaio è che l’indifferenza e il disinteresse sono due elementi fondamentali nella vita della collettività, e se questi due fattori predominano, così come purtroppo sta accadendo ormai da anni e anni, la speranza di un effettivo cambiamento è destinata a spegnersi. Se indifferenza e disinteresse la fanno da padroni per la collettività per tutto ciò che riguarda gli spezzoni di quotidiano che determinano la gestione del presente da parte di chi governa la regione, figurarsi se qualcosa di diverso possa accadere per tutto ciò che accade fuori dall’Isola, anche se (prima o poi) la ricaduta nel territorio siciliano può essere estremamente negativa.

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lib1Così già accade per l’intensa attività – ignota e ignorata – che si registra nelle basi militari che ricadono nella totale autonomia straniera (leggasi Sigonella, Niscemi/Muos, eccetera) che non attira l’attenzione della gente, né dei mass media (locali o nazionali). Ma i droni USA (Global Hakws e Predator) si alzano in volo continuamente per missioni in Libia (e altrove?), del Muos operativo si sconoscono le effettive finalità, di sicuro non certo “pacifiche”.

Paolo Mastrolilli ieri (21 settembre) sul quotidiano La Stampa riportava: “L’Italia sta offrendo un contributo cruciale in Libia, per affrontare la doppia minaccia dell’instabilità interna e dell’estremismo violento straniero». Questo riconoscimento, e insieme l’incoraggiamento a proseguire il lavoro fatto finora, viene dal segretario di Stato americano John Kerry, nel giorno del rapimento di due lavoratori del nostro Paese. E il premier “italiano” Matteo Renzi incassa  il Global Citizen Award, consegnatogli direttamente dal segretario di Stato americano John Kerry.

Matteo Renzi con Kerry
Matteo Renzi con Kerry

Ma perché gli USA amano tanto Renzi e l’Italia? La risposta a Mastrolilli (e agli…Italiani) la fornisce lo stesso Kerry: Fra Stati Uniti e Italia ci sono sempre stati, e sempre ci saranno, legami profondi e solidi di famiglia e amicizia. Questi legami sono cementati dalla storia, i valori e gli obiettivi condivisi, su un ampio spettro di temi globali (…). Non vorremmo comprendere bene cosa significhino e cosa rappresentino concretamente questi legami profondi e solidi di famiglia e amicizia: quale “famiglia” e che tipo di “amicizia” cementati dalla storia. Forse quelli antichi che si riferiscono a Lucky Luciano che consentirono la perfetta riuscita dell’invasione della Sicilia nel lontano luglio del 1943? Legami di “famiglia” forse mai sciolti? Non sapremmo dare una risposta, ma le parole del segretario di Stato americano John Kerry rivolte al premier nazionale Renzi a noi suscitano perplessità e una massa enorme di interrogativi. Interrogativi che, sicuramente, rimarranno senza risposta anche perché non abbiamo voglia di porli, convinti, appunto, che “risposte” non avrebbero.

E la Sicilia? La Sicilia fa buon gioco al governo nazionale, al governo regionale e al governo statunitense a causa dell’indifferenza e del disinteresse che dilaga in maniera impressionante. Che lo si ammetta oppure no poca importanza ha: quanto accade in Libia ha riferimento anche in Sicilia, grazie (come detto e ripetuto in tante circostanze) all’attività “militare” straniera che ha origine proprio in Sicilia. Anche se su questi argomenti il presidente della Regione Rosario Crocetta tace, o perché li “sconosce” o, al contrario, per “ragion di Stato”…

 

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